martedì 22 aprile 2014

La vera educazione è ... : Platone


PLATONE 




La conversione....

" [...] Ora, ripresi, se questa è la verità, dobbiamo trarne la seguente conclusione: l'educazione non è proprio come la definiscono taluni che ne fanno professione. Essi dicono che, essendo l'anima priva di scienza, sono loro che la istruiscono, come se in occhi ciechi ponessero la vista. - Lo dicono, sì, rispose.- Invece, continuai, il presente discorso vuole significare che questa facoltà insita nell'anima di ciascuno e l'organo con cui ciascuno apprende, si devono staccare dal mondo della generazione e far girare attorno insieme con l'anima intera, allo stesso modo che non è possibile volgere l'occhio dalla tenebra allo splendore se non insieme con il corpo tutto; e questo si deve fare finché l'anima divenga capace di resistere alla contemplazione di ciò che è e della sua parte più splendida. In questo consiste, secondo noi, il bene. No? - Sì. - C'è dunque, feci io, un'arte apposita di volgere attorno quell'organo , e nel modo più facile ed efficace. Non è l'arte di infondervi la vista: quell'organo già la possiede, ma non  è rivolto dalla parte giusta e non guarda dove dovrebbe; e a quell'arte spetta appunto di occuparsi di questa sua conversione. Sembra di sì, rispose. - Ebbene, le altre che si dicono virtù dell'anima forse si avvicinano in certo a quelle del corpo. Ché realmente, anche se non vi sono dentro prima, forse vi vengono infuse più tardi dalle abitudini e dagli esercizi. Ma la virtù dell'intelligenza è propria più di ogni altra, come pare, di un elemento più divino, che non perde mai il suo potere e che, secondo come lo si rivolge, è utile e vantaggioso o inutile e dannoso. Non hai mai pensato quanto sia penetrante lo sguardo dell'animuccia propria dei cosiddetti malvagi sapienti? e quanto acutamente discerna gli oggetti cui è rivolta,appunto perché dotata di vista non mediocre, ma  è costretta a servire alla loro cattiveria sì che i mali da essa prodotti sono tanto più numerosi quanto è più acuto il suo sguardo? - Senza dubbio, rispose. -  Supponiamo dunque , continuai, che, con un'operazione eseguita fin dall'infanzia, questa natura così formata fosse amputata tutto intorno di quella sorta di masse plumbee che appartengono al mondo della generazione e che le stanno attaccate addosso con gli alimenti, i piaceri e simili golosità, tutte cose che fanno volgere in giù lo sguardo dell'anima. Se ne fosse liberata e fosse stata volta alle cose vere, questa medesima natura, di questi medesimi uomini, avrebbe potuto vedere anche quelle, così come vede gli oggetti ai quali è rivolta ora, assai acutamente. - E' ben naturale, rispose. - E non è naturale, ripresi, anzi non è conseguenza necessaria delle nostre parole che né le persone non educate e inesperte del vero né quelle cui è permesso di consacrare tutta la vita all'educazione potranno mai amministrare bene lo Stato? quelle perché nella loro vita mancano di una meta cui mirare compiendo tutte le loro azioni private e pubbliche, queste perché non le compiranno spontaneamente, convinte di abitare ancora da vive nelle Isole dei beati? - E' vero, rispose. - E' dunque compito nostro, dissi, compito dei fondatori, quello di costringere le migliori nature ad accostarsi a quella disciplina che prima abbiamo definita massima, vedere il bene e fare quell'ascesa. E quando sono salite e l'anno visto pienamente, non dobbiamo permettere loro ciò che si permette ora. - Che cosa? - Rimanere colà. feci io, senza voler ridiscendere presso quei prigionieri e partecipare delle fatiche e degli onori del loro mondo, a prescindere dalla minore o maggiore lo importanza. - Ma, rispose, dovremo veramente fare ingiustizia a queste nature e farle vivere peggio, quando possono vivere meglio? [...] "

(PLATONE La repubblica)



Il preludio e la vera canzone....

" - Credo poi, ripresi, che, se l'indagine metodica di tutte queste discipline che abbiamo esaminate perviene a riconoscere la comunanza e  congenialità reciproca, e se si deduce quale sia la loro mutua affinità, la loro trattazione contribuisca a portarci alla nostra meta e la fatica non sia vana; se non è così, è proprio vana. - Così. Socrate, è immensa l'opera di cui parli. - Intendi dire, replicai, il preludio, o che cosa? Non sappiamo forse che tutto questo non è che un preludio alla vera canzone che si deve imparare? Perché certo non ti sembrano dialettici coloro che s'intendono di queste discipline?. No, per Zeus!, rispose, eccetto pochissimi tra loro che ho incontrato. - Ma, ripresi, gente incapace di dare o ricevere ragione potrà mai sapere qualcosa di ciò che, secondo noi, deve sapere? - Nemmeno questo, rispose. - Ora Glaucone, continuai, non è questa appunto la canzone che esegue la dialettica? Pur essendo propria dell'intellegibile, potrà essere imitata dalla facoltà della vista, facoltà che, come dicevamo, cerca di guardare direttamente agli esseri animati stessi, agli astri stessi, e infine al sole stesso,. Così pure, quando uno, servendosi della dialettica e prescindendo da ogni sensazione,cerca di muovere con la ragione verso ciascuna cosa che è, in se stesa, e non desiste se prima non è riuscito a cogliere con la pura intellezione la reale essenza del bene, giunge proprio a limite estremo dell'intelligibile, come l'altro, nel caso già citato, giungeva a quello del visibile. - Indubbiamente, rispose. - E questo procedimento nopn lo chiami dialettica? - Certo. - [...]  Ebbene, dissi io, il metodo dialettico è il solo a procedere per questa via, eliminando le ipotesi, verso il principio stesso, per confermare le proprie conclusioni, e pian piano trae e guida in alto l'occhio dell'anima, realmente sepolto in una specie di barbarica melma, valendosi dell'assistenza e della collaborazione di quelle arti che abbiamo considerate, arti che spesso abbiamo chiamate scienza, conforme all'uso, ma cui dobbiamo dare un nome diverso, più fulgido di 'opinione', più oscuro di 'scienza'. Prima. Prima abbiamo usato per esse la definizione di 'pensiero dianoetico', ma, a mio avviso, chi ha dinanzi un'indagine di problemi tanto importanti quanto i nostri non disputa sul nome. - No davvero, rispose, ma quel 'nome' che solamente faccia conoscetela condizione dell'anima. è espressione chiara. - [...] "

(PLATONE La repubblica)



Conoscere è ricordare...

" S. Che te ne sembra, Menone? nelle sue risposte ha mai espresso una sola opinione che non fosse sua propria?? M. No, egli ha cavato tutto da sé . S. Eppure, come dicevamo poco fa, non sapeva nulla. M. E' vero. S. E tali opinioni erano in lui, o no? M. Sì. S. Ma allora, in chi non sa sono insite opinioni vere sulle stesse cose che ignora? M. Sembra. S. Tali opinioni sono emerse ora, sollevate in lui come in un sogno, e se ripetutamente lo interrogasse sugli stessi argomenti e da punti di vista diversi, puoi star sicuro che alla fine ne avrebbe scienza non meno esatta di chiunque altro. M. Sembra. S. Senza, dunque, che nessuno gli insegni, ma solo in virtù di domande giungerà al sapere avendo ricavato da lui, da sé, la scienza? M. Sì. S. Ma ricavar da sé,in sé, la propria scienza, non è ricordare? M. Senza dubbio. S. E la scienza che ora possiede: o l'ha acquisita in un certo tempo o la possiede  da sempre. M. Sì. S. Se la possiede da sempre, egli sa da sempre; se l'ha fatta propria in un qualche tempo, ciò non è sicuramente avvenuto nella presente vita. Vi è forse qualcuno che a questo ragazzo ha insegnato i primi elementi della geometria? Nello stesso modo si comporterà relativamente a tutta la scienza geometrica e a tutte le altre discipline. Vi è forse qualcuno che gli abbia insegnato tutto? Lo saprai certo, tanto più che egli è nato e cresciuto in casa tua! M. So benissimo che non gli ha insegnato nessuno. S. Ma ha o non ha tali opinioni? M. Inconstebilmente. S. Sembra che le abbia. [...] "

(PLATONE Menone)





prossimamente 

Amor platonico...